grammatica italiana

Analisi logica



La sintassi nella grammatica italiana studia la funzione e il rapporto che intrattengono tra di loro le varie parti del discorso. L’analisi logica della proposizione ha lo scopo di individuare la funzione sintattica degli elementi della frase.


Nell’analisi logica la frase è intesa come insieme di parole organizzate attorno a un verbo (o predicato) che è l’elemento da cui si parte per la disamina. Questo procedimento si basa su un ragionamento razionale, da qui il nome di analisi “logica”, sulla base di determinate regole e in modo ordinato. Le parole vengono prese in considerazione o da sole o all’interno di un gruppo a seconda della funzione che svolgono, mentre per l’analisi grammaticale bisogna tenere conto di ogni parola.

Nella frase Carlo gioca possiamo individuare due elementi: Carlo che è il soggetto della frase, colui che svolge l’azione, e gioca, che è il nostro predicato. Una frase così assortita può anche essere definita frase minima perché è la minima unità di significato, una proposizione di senso compiuto. Ne deriva quindi che soggetto (anche sottointeso) e predicato sono elementi essenziali di una frase, ai quali è possibile poi aggiungere elementi di corredo come i complementi, gli attributi, i predicativi e le apposizioni. Approfondiremo questi concetti in seguito.

Ma come si procede realmente con l’analisi logica?

Prima di tutto bisogna scomporre la frase in gruppi logici: Carlo/ gioca/ con me/ a calcio/ la domenica.

Si procede poi a trovare la funzione di ogni gruppo logico partendo per comodità dalla voce verbale, individuando quindi il predicato che nella nostra frase è gioca.

Dopo aver individuato il predicato si ricerca il soggetto che compie l’azione, cioè Carlo, e si procede nell’analizzare il significato delle espansioni.

Per effettuare la giusta suddivisione della frase e ottenere così una buona analisi (dal greco “scomposizione”) è bene seguire i seguenti suggerimenti:

Non guardare alla successione della frase, a cosa viene prima e cosa viene dopo, ma capire i nessi logici tra le parti.

Gli articoli e i sostantivi vanno considerati in un unico gruppo.
Il predicato verbale può essere costituito da uno o più elementi a seconda del modo e del tempo del verbo.

Il predicato nominale è sempre costituito almeno da due elementi che poi distingueremo in copula (verbo essere) e nome del predicato.

Le congiunzioni, le esclamazioni e gli avverbi vanno quasi sempre presi separatamente e indicati come tali.

L’avverbio non si congiunge al predicato con cui si accompagna.

Il pronome relativo va studiato attentamente e scomposto per capire che funzione logica assume.
Le particelle pronominali (mi, ti, ci, si…) vanno studiate attentamente per capire a quale complemento corrispondono (oggetto, di termine ecc…).

Il verbo essere non è automaticamente sintomo della presenza di un predicato nominale, se significa “esserci”, “essere fatti di”, “appartenere”, oppure ancora se è parte di un passato prossimo di un verbo intransitivo o costruisce una forma passiva, sarà un predicato verbale.




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