Ortografia della lingua italiana
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I nomi alterati, lo dice la parola stessa, sono nomi modificati di significato. Questo cambiamento semantico è
possibile grazie a dei suffissi, per esprimere delle qualità senza aver bisogno dell’aggettivo
qualificativo.
I nomi alterati sono di quattro tipi: diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi, dispregiativi. Vediamo subito
un esempio:
Casa = casina (diminutivo); casone (accrescitivo); casetta
(vezzeggiativo); casaccia (dispregiativo).
Grazie a questa alterazione veicoliamo attraverso il sostantivo molte informazioni senza aver bisogno di altre
parole. I diminutivi forniscono qualità di piccolezza, i suffissi più utilizzati sono -ino,
-etto, -icello, -icino, -ello, -icciolo. Gli accrescitivi servono
ad indicare qualcosa di grande con i suffissi: -one, -ozzo, -otto. Per nominare
qualcosa di carino, che fa tenerezza o genera simpatia utilizziamo i vezzeggiativi con i suffissi:
-uccio, -etto, -uzzo, -ettino. Per esprimere disprezzo o repulsione o
sentimenti negativi in generale, usiamo i dispregiativi con i suffissi: -accio,
-astro,-ucolo; -accione, -ercolo, -onzolo. Esistono poi alcuni
suffissi che hanno la funzione di alterare il significato degli aggettivi (bianco;
bianchiccio).
I suffissi si possono anche combinare tra loro come avviene in casettina (una casa piccola e carina). Ovviamente tutti questi suffissi vanno sempre concordati in genere e in numero.
I nomi alterati si utilizzano, di solito, quando si vuole porre fortemente l’attenzione sul sostantivo senza confonderlo con aggettivi o altre parole che potrebbero distrarre. A volte però è bene non utilizzare i nomi alterati, soprattutto quando la formazione degli stessi risulta cacofonica (maglietta; magliettetta). In più alcuni nomi astratti non tollerano l’alterazione (bellezza, virtù, equità, ecc…). L’alterazione, poi, può favorire fraintendimenti (lupo; lupino; lupetto). In questo caso si parla di falsi alterati (pulce; pulcino). Gianni Rodari, famoso scrittore italiano del Novecento, ha incluso in molte sue produzioni per bambini i nomi alterati e i falsi alterati giocando sugli equivoci che si creano nella lingua italiana.
Spesso in italiano gli accrescitivi dei nomi femminili vengono posti al maschile (casa; casone) per rinforzare l’accrescimento, la stessa cosa avviene spesso anche per i diminutivi (tasca; taschino).
Come sempre accade bisogna fare molta attenzione al contesto in cui le parole sono inserite. Ad esempio bianchiccio può significare a seconda dei casi un bianco un po’scurito senza giudizi di valore oppure un bianco “brutto”, non del tutto pulito o insignificante.
Rossella Monaco