grammatica italiana

Il sostantivo (o nome) è la parte del discorso che serve a indicare un oggetto – astratto o reale – , una persona o un animale con il nome designato. Insieme al verbo costituisce la parte essenziale della frase minima di significato.

Esistono anche verbi e altre categorie grammaticali che si dicono sostantivati perché possono assumere la funzione di sostantivo all’interno della frase.

Si può distinguere tra nomi propri e nomi comuni. I nomi propri indicano un elemento singolo di una categoria.Ad esempio, Carlo è nome proprio perché indica un singolo individuo all’interno della specie umana. I nomi comuni invece indicano gli oggetti, le persone e gli animali in senso complessivo, generalizzato. Persona è nome comune perché indica potenzialmente qualsiasi individuo del genere umano. Bisogna però fare attenzione perché anche i nomi comuni possono diventare nomi propri se presi a prestito per indicare negozi, attività, riviste, ecc… Ciò di cui dobbiamo tener presente nella distinzione è il contesto. È possibile poi operare una terza classificazione, esistono infatti i nomi collettivi che indicano un gruppo, un insieme di esseri della stessa specie con una sola parola (gregge, gente, popolo, ecc…)

Ogni nome può poi essere:

  • astratto, che distingue entità immateriali, concetti e idee che non si riferiscono a nessun oggetto, animale o persona concreti (felicità, testardaggine, anima, ecc…) o concreto, che si riferisce a realtà oggettive verificabili con i cinque sensi (matita, ombrello, scarpa, uomo, cane, ecc…);
  • primitivo, che non deriva da nessun altro nome, verbo o aggettivo italiano (pane, arancia, automobile, ecc…), derivato, che al contrario proviene da altre parole (acquedotto/acqua, libreria/libro ecc..) o alterato,che utilizza dei suffissi per modificare parzialmente il suo significato esprimendo una qualità senza l’aggettivo qualificativo o per indicare lo stato d’animo nei confronti dell’oggetto;
  • composto, che si crea dalla congiunzione di due parole distinte, aggettivo + aggettivo (pianoforte), nome + aggettivo (cassaforte), nome + nome (pescespada), verbo + nome (appendiabiti), verbo + verbo (saliscendi) e altre combinazioni che vedremo più approfonditamente qui;

Il nome è variabile in genere (maschile, femminile) e in numero (singolare, plurale).

Di solito i sostantivi che terminano in -o sono maschili e al plurale finiscono in -i (gatto/gatti, piatto/piatti, sandalo/sandali…). Anche se esistono nomi femminili che terminano in -o e al plurale vogliono la -i (mano/mani…). I sostantivi in -a sono in genere femminili e al plurale cambiano in -e (palla/palle, ventola/ventole, anima/anime…). Anche se esistono nomi maschili che terminano in -a e al plurale vogliono la -i (poeta/poeti, problema/problemi…)

I nomi che terminano in -e, invece, possono essere sia maschili che femminili e il loro plurale è in -i (cenere/ceneri,limone/limoni, indice/indici…).

Ci sono poi sostantivi che al singolare hanno un’unica forma e al plurale terminano in -i o in -e a seconda che si voglia esprimere il maschile o il femminile (dentista = dentisti/dentiste).

Non dimentichiamo i plurali invariabili (la città/le città, l’autobus/gli autobus, la radio/le radio, la tesi/le tesi…), i plurali irregolari (uomo/uomini, l’uovo/le uova, il dito/le dita…) e i plurali dei nomi composti che vedremo qui. Alcuni nomi hanno due plurali dal significato distinto,ad esempio il sostantivo osso che al plurale può essere ossi (per il cane) oppure ossa (umane o di altri esseri viventi).

In caso di dubbi sul genere e sui plurali è sempre meglio affidarsi a un buon vocabolario.



Rossella Monaco


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